Wu Cheng'en
VIAGGIO IN OCCIDENTE


Pagina 1367
1-100- 200-300- 400-500- 600-700- 800-900- 1000-1100- 1200-1300- 1400-1500- 1600-1700- 1800-1900-1924

[Indice]

     In effetti, quando giunsero davanti all'ingresso della sala principale, videro sotto il portico est un prete taoista occupato a preparare elisir. Ecco com'era vestito:

     Aveva in capo un cappello sgargiante con la falda dorata, la lunga veste nera come il corvo, calzature dalle punte all'insù verde bandiera, vita serrata in una larga fascia gialla alla Lü Dongbin. L'ampia faccia scura e rugosa come una zucca di ferro, occhi lucenti come fiammelle, un nasone musulmano alto e prominente, labbra da tataro. Nello spirito del Tao si nascondono tuoni e fulmini: era un daoshi coi fiocchi, da domar tigri e draghi.

     "Egregio immortale, l'umile monaco che vedete vi porge i suoi saluti" gli disse Tripitaka. Quello alzò il capo sorpreso, abbandonando i recipienti che stava manipolando, si aggiustò l'abito e scese i gradini incontro ai visitatori: "Scusate, maestro, se non vi ho fatto la debita accoglienza. Accomodatevi."

     Il reverendo entrò nella sala e vide troneggiare le immagini dei tre puri, davanti alle quali ardeva incenso nei bruciaprofumi. Tripitaka ne accese un bastoncino anche lui e si prosternò tre volte, prima di rivolgersi al daoshi. Due servi ebbero l'ordine di servire il tè e di portare frutta e dolci.
     La loro attività destò l'attenzione del nemico. Infatti il fratello di cui avevano parlato le sette streghe non era altri che quel daoshi, loro maestro nelle arti occulte. Si erano appunto rifugiate in casa sua ed erano intente a confezionare abiti, quando notarono il va e vieni dei servi: "Sono giunti ospiti? Per chi state preparando il tè?"


[Pagina Precedente] - [Indice] - [Pagina Successiva]