"Sono arrivato quattro monaci, e il padrone ha ordinato di servire."
"Fra loro non ci sarà per caso un bonzo grassottello dalla faccia anemica?"
"Certo che c'è."
"E un altro con orecchie larghe in modo inverosimile e un lungo grugno di porco?"
"C'è anche quello."
"Quando portate il tè, fate segno di nascosto al nostro maestro: gli dobbiamo dire una cosa importante."
Il tè fu servito agli ospiti personalmente dal daoshi, che si rimboccò le maniche e porse la tazza a ciascuno di loro. Quando ebbero bevuto, un servo fece segno al padrone, che si alzò scusandosi: "Prego, restate seduti. Torno subito." E a un servo: "Riempi di nuovo le tazze e fa loro compagnia per un momento."
Il reverendo e i discepoli ne approfittarono per farsi accompagnare a visitare la casa.
Intanto il daoshi si vide circondato dalle donne, che gli si inginocchiarono davanti e gridavano: "Maestro e onorato fratello, dovete proprio ascoltare le vostre sorelline."
"Mi perseguitate da stamane, quando siete arrivate. Prima ero impegnato nella preparazione di elisir che non tollerano la vicinanza di un forte yin; ora ricevo degli ospiti. Abbiate pazienza; quando avrò finito vi ascolterò."
"Ma fratello, vi dobbiamo parlare appunto dei vostri ospiti; se aspettiamo che siano partiti, sarà troppo tardi."
"Figuriamoci! Dovrei piantarli in asso per starvi ad ascoltare! Non potrei mostrarmi tanto incivile nemmeno se fossi uno qualsiasi, anziché un immortale di lunga pratica."
Ma le donne gli si aggrappavano alle maniche: "Non vi arrabbiate, dovete starci a sentire a tutti i costi. Da dove vengono i vostri ospiti?"
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