Le ragazze gli espressero la loro gratitudine.
Il daoshi ritornò in scena con grandi dimostrazioni di riguardo. Invitò il monaco cinese a sedersi nuovamente al posto d'onore e spiegò: "Non so come scusarmi, egregio maestro. Mi sono dovuto allontanare per mandare i miei giovani discepoli a raccogliere verdure nell'orto e per ordinare che preparassero un pasto vegetariano per voi. Ecco il motivo per cui ho disertato la compagnia."
"Siamo venuti a visitarvi a mani vuote" si scusò a sua volta Tripitaka. "Non vogliamo darvi disturbo. Non avreste dovuto."
"Siamo gente che ha lasciato la famiglia, voi e io" replicò sorridendo il daoshi. "Ciascuno di noi vale i suoi tre sheng di grano alla porta di qualunque monastero. A proposito, posso chiedervi qual'è il vostro illustre monastero e quali affari vi portano qui?"
"L'umile monaco che sono è stato inviato dai grandi Tang dell'Est in cerca di scritture al Monastero del Colpo di Tuono. Passavamo di qui, e ci siamo permessi di venirvi a presentare i nostri rispetti in tutta sincerità."
A queste parole il prete si rallegrò: "Voi siete, reverendo maestro, un buddha di eminente virtù e di leale pietà. La mia umile persona lo ignorava. Temo di non avervi accolto secondo il vostro merito, ve ne chiedo scusa." E ordinò: "Portate subito altro tè e sbrigatevi a servire il pranzo."
I servi trovarono le ragazze ad aspettarli in cucina con un vassoio già pronto; dunque lo presero e lo portarono in tavola. Il daoshi si affrettò a porgere una delle tazze con le giuggiole rosse al monaco cinese, e poi nell'ordine le altre ai discepoli. Giudicò della loro importanza secondo la stazza: primo Porcellino, secondo Sabbioso e terzo Scimmiotto, il più piccolo e magro.
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