Ma il daoshi sollevò le braccia: sotto le sue ascelle cento paia d'occhi dardeggiavano terribili raggi d'oro.
Ecco sprigionarsi una spessa caligine dorata: cento paia d'occhi, come secchielli d'oro o campanelle di bronzo, sprigionano raggi brucianti e implacabili.
La mostruosa magia accieca il cielo, eclissa gli astri, avvolge le persone di un alito che le abbacina e le dissecca. Il Grande Santo Uguale al Cielo si trova prigioniero della caligine sprigionata dagli occhi d'oro.
Scimmiotto fu preso dal panico: si sentiva prigioniero di quei raggi implacabili e non poteva fare un passo. Il calore era altissimo. Balzò in alto, ma urtò contro un raggio che lo fece cadere a testa in giù, come una cipolla piantata nell'orto. Sentì un forte dolore e si portò la mano alla testa: la pelle era ustionata. "Che disdetta! Una volta resistevo così bene a qualunque arma, e adesso basta un raggio a lasciarmi il segno. Se va avanti così, mi coprirò di piaghe."
Nel calore insopportabile, rifletté: "Non riesco ad avanzare né indietreggiare; in alto, non posso saltare: come me la cavo? Mi resta ancora una via per fotterlo: scapperò verso il basso."
Recitò un incantesimo e con una scossa si mutò in fora-montagne, o pangolino che dir si voglia.
Quattro artigli d'acciaio, che scavano nella montagna come fosse un mucchio di farina. Con il suo corpo protetto da scaglie, taglia le rocce come fossero cipolle.
Ha gli occhietti brillanti e un muso appuntito, più potente di un trapano. Fora-montagne corazzato è il suo nome nella farmacopea; di solito lo si chiama pangolino.
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