Wu Cheng'en
VIAGGIO IN OCCIDENTE


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     "Chi ti ha dato la dritta? Non vedo più nessuno dall'ultima festa di Ullambana; non esco di casa da trecento anni. Non ricevo visite, nessuno mi conosce. Chi ti manda?"
     "Non mi manda nessuno. Io sono un topo dei bassifondi, bazzico dappertutto, scavo le informazioni sottoterra."
     "Non ti dovrei dar retta. Ma mi hai fatto l'onore di venirmi a trovare. E del resto non posso lasciare che perisca la buona causa: verrò con te."
     Scimmiotto espresse la debita riconoscenza, ma non poté trattenersi dal chiedere: "Scusate la curiosità: che tecnica adoperate? Qual'è la vostra arma?"
     "Quello che ci vuole in questo caso è il mio ago da ricamo."
     "Tutto lì? Signora, non stiamo a perdere tempo" esclamò Scimmiotto. "Di aghi me ne procuro una botte piena, senza bisogno del vostro aiuto."

     "I soliti aghi non servono. Il mio non è né d'acciaio né d'oro: l'ha forgiato mio figlio nell'occhio del sole."
     "E chi è il vostro onorevole figlio?"
     "È il mandarino della costellazione delle Pleiadi."
     Scimmiotto non se l'aspettava, ma nascose la sua sorpresa.
     Quando ritornarono al Tempio del Fiore Giallo, il daoshi era ancora circondato dai suoi terribili raggi. Madre Pilan tolse dal colletto del proprio vestito un minuscolo ago, non più grosso di un pelo di sopracciglio e lungo sì e no mezzo pollice: lo rotolò fra le dita, lo lanciò per aria, e i raggi d'oro vibrarono sonoramente e si spezzarono.
     "Che bellezza! Che lavoro svelto!" apprezzò Scimmiotto. "Adesso bisognerà ricuperare l'ago."
     "E questo cos'è?" disse Madre Pilan, mostrandolo sul palmo della mano.


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