Scimmiotto si avvicinò al daoshi, che stava rigido e immobile, con gli occhi serrati.
"Brutta bestia, non giocare a fare il cieco!" gridò Scimmiotto, e trasse la sua sbarra per colpirlo.
"Fermo! Aspetta: va prima a vedere in quali condizioni è il tuo maestro."
Il Novizio corse nella sala del tempio e vi trovò maestro e condiscepoli stesi a terra, con la bava alla bocca. "E adesso come faccio?"
"Non te la prendere" disse la pusa. "Visto che sono venuta qui, tanto vale che faccia l'anima buona fino in fondo: eccoti delle pillole che porto sempre con me e che combattono efficacemente molti veleni."
Dalla manica estrasse un cartoccio mezzo rotto e ne cavò tre pillole di colore rosso vivace. Scimmiotto le prese, disserrò a forza le mascelle di ciascuno dei giacenti e vi introdusse una pillola. Quando essa giunse allo stomaco, provocò un vomito che fece uscire il veleno e ne interruppe gli effetti.
Porcellino si rialzò per primo: "Mi sento proprio istupidito, ho un tal cerchio alla testa!"
E gli altri due: "Abbiamo un gran capogiro, vediamo doppio."
"Siete stati avvelenati con il tè" li informò Scimmiotto. "Per fortuna la pusa Pilan è venuta a togliervi dai guai. Dovreste ringraziarla."
Tripitaka si affrettò a rassettarsi gli abiti e a inchinarsi per esprimere la sua gratitudine.
"Fratello, dov'è andato a finire quel prete?" chiese Porcellino. "Mi piacerebbe sapere come gli è venuto in mente di farci uno scherzo simile."
Il Novizio raccontò dell'amicizia del prete con i sette ragni.
"Se chiamava 'sorelle' quei mostri, era certo un mostro anche lui" esclamò indignato Porcellino.
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