Il grande santo corse verso il vecchio: "L'umile monaco che sono vi saluta, rispettabile nonno" gli disse inchinandosi.
Il vegliardo contemplò quel ragazzino esile e manieroso, gli batté la mano sulla testa e gli domandò: "Da dove vieni, bel monacello?"
"Veniamo dai grandi Tang delle terre dell'Est, che ci mandano in cerca di scritture dal Buddha dell'Ovest. Ci avete gridato che questo posto è frequentato dai diavoli. Il mio maestro è troppo pauroso per venire a informarsi di persona, e ha mandato avanti me. Sapreste dirci chi sono queste creature che ostacolano il cammino? Dovreste essere così gentile da fornirmi tutti i particolari, in modo da consentirmi di catturarli e di mandarli in prigione."
"Ragazzino sconsiderato!" rise il vecchio. "Che cosa te ne farai delle informazioni? Non bastano le parole per affrontare quei diavoli, che dispongono di immensi poteri. Altro che catturarli!"
"C'è da pensare che siano vostri parenti e che voi li proteggiate" ribatté Scimmiotto sorridendo. "Altrimenti perché vantereste tanto le loro capacità? E perché non rivelate i loro precedenti?"
"Come sei chiacchierino, monacello" disse il vecchio crollando il capo. "Suppongo che nei lunghi viaggi accanto al tuo maestro, tu abbia imparato qualche piccola cosa di arte magica: magari sei capace di scacciare elfi da un cespuglio e di liberare una casa dagli spiriti. Ma non immagini nemmeno che cosa sanno fare dei diavoli feroci e potenti."
"Quanto feroci e potenti?"
"Per darti l'idea, se si recassero al Monte degli Avvoltoi, i cinquecento arhat si precipiterebbero a riceverli; se andassero a presentare il biglietto da visita alla porta del Cielo, gli undici grandi luminari gli correrebbero incontro a rendere omaggio. Sono amici dei draghi dei quattro oceani e giocano a carte con gli immortali delle otto grotte. Con i dieci giudici infernali sono in rapporti fraterni. Le divinità delle mura e dei fossati, per non parlare delle divinità locali, li considerano loro patroni."
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