"Avrai un bel picchiare, legare o immobilizzare con la magia: sono troppi!"
"Non mi metterò certo a legare tutta quella gente. Fai conto che allunghi questa sbarra di quaranta tese, e che le dia una circonferenza di otto tese. Con una sola rotazione su tutto l'orizzonte schiaccerò, diciamo, cinquemila persone in ciascuna delle quattro direzioni: spalmerò per terra qualcosa come ventimila combattenti. E il colpo si può ripetere."
"Certo che se ne fai ripieno di ravioli, ne verrai a capo prima di sera."
"Maestro" disse Sabbioso a Tripitaka, "il nostro condiscepolo anziano ha tali poteri, che non c'è niente da temere. Risalite a cavallo, e andiamo avanti."
Tripitaka aveva ascoltato tremebondo il dibattito, e non aveva altra scelta che di sforzarsi di trovar fondati gli argomenti rassicuranti.
Si accorsero allora che il vecchio era scomparso. "Non era che un mostro venuto qui con il proposito di intimorirci" ne concluse Sabbioso.
"Non tiriamo conclusioni superficiali" replicò Scimmiotto. "Aspettate, che do un'occhiata in giro."
Balzò in alto e scrutò tutto intorno, senza scoprire alcuna traccia; ma quando si volse all'improvviso, intravide un lontano baluginare di colori. Si lanciò all'inseguimento e riconobbe il bianco astro del metallo, il pianeta Venere.
Lo raggiunse e lo afferrò per la veste: "Li Lungavita, non hai perduto l'abitudine di comportarti da schifoso. Se hai qualcosa da dire, dimmela in faccia. Perché questi trucchi meschini?"
"Scusa tanto, grande santo, se non ti ho informato prima" rispose l'astro messo alle strette. "Ma è vero che quei diavoli sono potentissimi. Dovrai spremere tutte le tue risorse: e basterà il più piccolo errore o disattenzione, perché tu non ce la faccia e vi riesca impossibile proseguire."
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