Con movimenti tanto rapidi da risultare impercettibili, si strappò un pelo e ne fece una piastrina identica, compreso il filo verde, solo che il nome era: Capo Sfondavento. Il mostro si stupì: "Ma come! Noi ci chiamiamo tutti Piccolo Sfondavento. Perché il tuo nome è diverso?"
Scimmiotto non lasciava mai le cose a mezzo; rispose: "Ma allora non sai la novità? Ero così bravo in cucina, che il grande re mi ha promosso ispettore del vento, e mi ha conferito questa nuova carica di capo verificatore della tua sezione di quaranta esploratori."
Il mostro si spaventò e gli fece precipitosamente il saluto: "Comandante, vi giuro che non lo sapevo. Se vi ho offeso, scusatemi tanto."
Scimmiotto rise: "Ma no che non mi offendo. Però c'è una cosa a cui tengo molto: il regalo di benvenuto. Dai miei ragazzi, mi accontento di avere cinque tael a testa."
"Portate pazienza, comandante; non ho soldi con me. Vi pagherò non appena avrò raggiunto la mia sezione sul versante sud."
"Va bene; vengo con te."
Il mostro ripartì di buon passo, e il grande santo lo seguì.
Dopo molti li giunsero al Picco dei Pennelli, che aveva questo nome perché lo sovrastava un ammasso roccioso di forma simile a un porta-pennelli. Ai suoi piedi si trovava un buon numero di mostri soldati. Scimmiotto vi balzò sopra, si assise maestoso e gridò: "Sfondavento, a raccolta!"
"Agli ordini, comandante" risposero i mostri inchinandosi.
"Sapete perché i nostri grandi re mi hanno nominato?"
"Non lo sappiamo."
"Perché vogliono mangiare il monaco cinese, ma temono la potenza magica di Scimmiotto il Novizio, e la sua capacità di trasformarsi a volontà. Si teme che batta appunto questa zona, e non è escluso che, per spiarci, abbia preso l'aspetto di un Piccolo Sfondavento. Io sono il Capo Sfondavento appunto per verificare che nella sezione non ci sia quell'infiltrato."
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