Quello a sinistra:
Occhi di fenice dalle pupille d'oro, dentoni gialli e larghe zampe. Gli escono dal lunghissimo naso tanti peli argentei, che sembrano un'altra coda cresciuta sulla faccia.
La fronte bombata è dominata da sopracciglia cespugliose, il corpo è massiccio; da quelle forme di diavolo grottesco esce però una sottile voce di fanciulla. È l'elefante dalle zanne giallastre, cresciute lunghissime in molti anni di ascesi.
Quanto a quello di destra:
Ali dorate e capo di leviatano, pupille minacciose in occhi di leopardo. Quando si dirige a sud fa tremare anche il nord; la sua energia, benché la tortora se ne burli, terrorizza i draghi.
Quando scuote le penne, gli uccelli nascondono il capo; quando allarga gli artigli, la gente volatile muore di paura. È il grande roc, che in un colpo d'ala supera novantamila li sopra le nuvole.
Davanti a loro era schierato un centinaio di ufficiali di vario grado; ciascuno era armato da capo a piedi e trasudava determinazione omicida, da dare i brividi. Ma Scimmiotto se ne rallegrò segretamente, si fece avanti a gran passi e posò al suolo le sue tavolette e la campanella.
"Vostre maestà!" gridò rivolto ai troni.
"Eccoti qua, Piccolo Sfondavento. Nel tuo servizio di pattuglia, hai saputo niente di Scimmiotto il Novizio?" gli chiesero i tre diavoli.
"Non oso parlare alla vostra presenza."
"Perché non osi?"
"Perché non ho buone notizie. Ho visto un uomo accucciato in riva al torrente, che aguzzava un palo e lo bagnava nell'acqua. Da lontano sembrava un esorcista, ma levandosi in piedi era alto più di dieci tese. Mentre puliva la sua arma borbottava che voleva renderla lucente prima di abbatterla sulle teste delle vostre maestà. Così ho capito che si trattava del Novizio Scimmiotto, e sono venuto a informarvi."
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