Il grande santo si appartò in un angolo buio, si strappò un pelo dal collo e lo mutò in una mosca dorata, che andò a volare dritta sulla faccia di un grande re.
"Orrore, fratelli!" gridò quello, con la voce in falsetto dalla paura. "Guardate! la cosa è penetrata fin qui!"
Nel panico generale, tutti si armarono di scope e di strofinacci per abbattere il nemico. Il grande santo non riuscì a trattenersi dal ridere a crepapelle: e fece male, perché in questo modo perse il controllo e per un attimo lasciò trapelare il suo vero aspetto.
Il terzo diavolo gli diede un'occhiata e si gettò verso di lui: "Fratelli, guardate, ci sta imbrogliando!"
"Chi ci ingannerebbe?" chiese stupito il maggiore.
"Questo mostriciattolo che ha risposto alle nostre domande. Non è un Piccolo Sfondavento: è Scimmiotto in persona sotto mentite spoglie."
"Miseria, mi ha riconosciuto!" pensò Scimmiotto. Si passò la mano sul volto per rafforzare il travestimento, venne verso la luce e disse: "Io sarei Scimmiotto? Le vostre maestà si sbagliano: guardate, sono uno Sfondavento qualsiasi."
"Ma sì, lo riconosco" disse il grande re. "Vedo quella faccia tre volte al giorno, quando facciamo l'appello." E chiese: "Ce l'hai la piastrina di riconoscimento?"
"Eccola qui" Scimmiotto si sbottonò la giubba e gli tese la piastrina.
"Vedi, fratello? Gli facevi torto."
"Non faccio torto a nessuno" protestò il terzo re. "Quando si è messo a ghignare, ho visto benissimo il suo brutto muso da duca del tuono. Quando ho gridato, ha ripreso questo aspetto." E ordinò: "Portate subito le corde."
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