Recitò un incantesimo e si allungò di una dozzina di piedi; ma anche il vaso crebbe in proporzione. Ridusse la statura, e il vaso ritornò alle precedenti dimensioni.
"Si mette male" si diceva Scimmiotto spaventato. "Questa roba mi sta incollata addosso come un vestito su misura." Gli dolevano le gambe; le toccò e si accorse che il fuoco cominciava a intaccarle. "Diavolo! Mi si fondono le gambe! Non ho voglia di diventare un mutilato di guerra."
Non poté evitare di versare qualche lacrima. In realtà
Ciò che lo addolorava in mezzo ai suoi tormenti
Erano i gran pericoli corsi da Tripitaka.
"Maestro!" si lamentava. "Dopo tante avventure al vostro servizio, non avrei mai pensato di finire per mano di questi orchi. Ai bei tempi avevo ben altra reputazione."
Ma non si abbandonò alla disperazione fino al punto da abbandonare la riflessione: "Quella volta, sul Monte del Serpente Acciambellato, la pusa mi donò tre peli d'emergenza. Vediamo se ci sono ancora."
Si tastò per cercarli, e trovò dietro la nuca tre peli più rigidi degli altri: "Eccoli qui. Vediamo a che cosa possono servire."
Se li strappò, ci soffiò sopra e mutò il primo in un succhiello a punta di diamante vajra, il secondo in un'asticciola di bambù e il terzo in una cordicella di seta. Passò la corda intorno al succhiello e ne legò le estremità all'asticciola, incurvandola ad arco; con l'arnese così costruito trapanò la parete del vaso e vi aprì un forellino, da cui apparve la luce. "Che fortuna!" esclamò. "Mi caverò dagli impicci anche questa volta." Presto la temperatura si abbassò, perché i soffi yin e yang sfuggivano dal foro.
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