E le divinità del giorno e della notte
Di dare protezione al mio saggio discepolo
Scimmiotto che dispone di infiniti poteri."
Scimmiotto si sentì lusingato e incoraggiato. Scese giù e gridò: "Maestro, eccomi qua."
Il reverendo gli afferrò le mani: "Consapevole del Vuoto, quante preoccupazioni mi dài! Sei stato via molto tempo sulla montagna, eravamo senza notizie. Che cos'hai scoperto?"
"Maestro" rispose Scimmiotto, "l'esito della nostra missione dipende in primo luogo dai destini della gente dell'Est, in secondo luogo dai vostri meriti e dalla vostra infinita virtù, ma alla fine anche da quello che sappiamo fare noi discepoli." E raccontò per filo e per segno le sue recenti avventure. "Ora che rivedo il vostro rispettabile volto, mi sento proprio rinascere."
Il reverendo gli manifestò gratitudine, ma concluse: "Hai liberato te stesso, ma non hai distrutto quei mostri."
"È vero; questo non posso dirlo."
"Quindi non mi puoi garantire il passaggio sulla montagna."
"Perché no?" gridò Scimmiotto, cui non piaceva non sentirsi vincente.
"La situazione mi sembra confusa; ci saranno altri scontri, e chissà come andranno a finire. Io ho paura ad andare avanti."
"Siete poco comprensivo, maestro" si difese Scimmiotto con un risolino imbarazzato. "Come dice il proverbio: non basta un filo per fare una corda; oppure: non si applaude con una mano sola. Sono tre diavoli e molte migliaia di mostri: come volete che mi sbarazzi di tutti da solo?"
"Certo, non è corretto affrontare il nemico in condizioni di inferiorità numerica; e non puoi fare tutto da solo. Parlane un po' con Porcellino e Sabbioso: anche loro sono abili. Se ce la mettete tutta, forse riuscirete a sgombrare il cammino e ad assicurarmi il passaggio."
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