"Mostro mio, se vuoi toglierti il gusto di battermi sulla testa alla condizione che hai detto, fa portare carta e pennello, e firmiamo il contratto. Puoi picchiare quest'anno e l'anno prossimo, a me non fa né caldo né freddo."
Il diavolo raccolse le energie, allargò le gambe per darsi una base d'appoggio più solida, impugnò la sciabola con entrambe le mani, l'alzò più in alto che poté e l'abbatté a tutta forza; per giunta, il grande santo alzò di scatto la testa a incontrare la lama. Ne venne un botto tremendo, e la lama rimbalzò via con un fascio di faville, ma non lasciò la minima traccia.
"Che testa incredibile ha questa scimmia!" gridò il diavolo meravigliato.
"Sembra proprio che tu non mi conosca" sogghignò Scimmiotto.
"Di ferro è la mia testa, senza pari
Fra cielo e terra: non si romperebbe
Per mazza né per ascia. Da ragazzo
Nel forno di Laozi feci un soggiorno:
Quattro stelle soffiavano sul fuoco
E le costellazioni mi forgiavano.
Né acqua né fiamma posson danneggiarmi.
Quel monaco cinese ha rafforzato
L'opera con il suo cerchio dannato."
"Basta con le bravate, macaco. Il secondo colpo non ti lascerà vivo."
"Accòmodati: son qui per questo."
"Non sai, macaco, che la mia sciabola
è metallo forgiato nel fuoco divino? Essa è stata polita e affilata, temprata e ritemprata mille volte. Flessibile come il pitone bianco, sottile come un'ala di mosca, ha filo e robustezza come prescrivono gli antichi trattati di arte militare. In montagna agita le nuvole, nel mare solleva le onde. Giace riposta nell'ombra di un'antica grotta, e non fa la sua apparizione sul campo di battaglia se non per riportare la vittoria. Del tuo cranio di monaco farà due fette di zucca."
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