A sentire questi bei propositi il reverendo, che era già pieno d'angoscia, scoppiò perdutamente in singhiozzi e invocazioni all'augusto cielo.
Nel frattempo, il diavolo anziano era ritornato a casa. "Com'è andata?" "Ho vinto io, e ne ho catturato uno." "Quale dei due?" "Scimmiotto il Novizio." "E ora dov'è?" "Nel mio ventre: l'ho ingoiato in un boccone."
"Fratello maggiore!" gridò allarmato il terzo diavolo. "Non lo sapevi? Quella bestia è assolutamente incommestibile, nessuno riuscirebbe a digerirla."
Dal ventre si udì risuonare una voce allegra: "Sono più che digeribile. Dopo di me non avrai mai più bisogno di digerire niente altro."
"Maestà, si mette male!" gridavano i mostri terrorizzati. "Questa che viene dal vostro corpo è la voce di Scimmiotto."
"Parli finché ne ha voglia, non mi fa paura. Come sono stato capace di mangiarlo, saprò pure dargli il fatto suo. Fate scaldare dell'acqua salata: voglio berla per aiutarmi a vomitarlo fuori. Poi lo metteremo a friggere, e quando sarà croccante lo masticherò con cura, annaffiandolo di buon vino: certo in quel modo lo digerirò più facilmente."
I mostriciattoli portarono l'acqua calda, il diavolo bevve ed ebbe conati di vomito: ma Scimmiotto non usciva. Sembrava aver messo radici. Il povero diavolo si mise le dita in gola, si strinse il collo, si batté sullo stomaco e vomitò più volte l'anima sua: gli girava la testa, aveva la vista annebbiata e la milza a pezzi. Ma il Novizio, niente.
"Sei sempre lì?" chiese ansimando il diavolo.
"Non ho nessuna fretta" rispose sereno Scimmiotto.
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