Il primo diavolo aveva un bel mostrarsi intrepido, ma stava sulle spine. Prese il coraggio a due mani: "Fratelli, non temete! Fatemi portare del vino medicato: ne berrò tanto che lo avvelenerò."
Scimmiotto se la rideva fra sé e si chiedeva: "Ho mangiato e bevuto tante cose in vita mia. Con quale specie di vino medicato penserà di avvelenarmi, questo bel tomo?"
I mostri riscaldarono due vasi di beverone e ne riempirono una grande caraffa, che porsero al loro re. Scimmiotto sentì il profumo e lo trovò di suo gusto: "Questo me lo bevo io."
Rovesciò il capo all'indietro, spalancò la bocca e la applicò in fondo alla gola del suo ospite: quello beveva dalle labbra, ma era Scimmiotto a raccogliere ogni sorsata. Fu così per la prima caraffa e per quelle che seguirono, in numero di sette od otto.
Il vecchio diavolo posò il recipiente: "Che strano! Quando bevo questa roba, mi sento sempre lo stomaco in fiamme fin dal secondo sorso. Ora ne ho bevuti tanti e non sento niente, nemmeno le guance arrossate."
Come si sa, il Novizio non era un gran bevitore. Tutto quel vino gli andò alla testa e lo rese ubriaco fradicio. Cantava canzoni sconclusionate, faceva ginnastica, si aggrappava ai legamenti del fegato per giocare all'altalena, saltava, capitombolava, si dava a balli sfrenati. La creatura malefica, colta da dolori lancinanti, crollò a terra pensando di morire.
Se poi non sapete, in fin dei conti, se il diavolo riuscisse o meno a sopravvivere, ascoltate il seguito.
CAPITOLO 76
VIAGGIO ALLA CITTÀ DEI MOSTRI
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