DOVE DIMORA IL DIO DELLO SPIRITO, IL DIAVOLO SI ARRENDE ALLA NATURA PROPRIA; MADRE DEL LEGNO DÀ IL SUO CONTRIBUTO AD ASSOGGETTARE LA CREATURA ALLA VERITÀ INCARNATA.
Abbiamo ascoltato come Scimmiotto si dedicò a un quarto d'ora di ginnastica, e come ciò fece crollare a terra il maresciallo diavolo. Egli perse la parola e il respiro e restò esanime, tanto che il Novizio lo credette morto e si arrestò.
"Molto compassionevole e misericordioso pusa, Grande Santo Uguale al Cielo!" esalò il diavolo ritornando in sé dopo qualche tempo.
"Su con la vita, vecchio mio. Non affaticarti troppo. Chiamami 'nonno': risparmierai un sacco di parole e io mi accontenterò."
Il mostro, che teneva alla sua pelle, esclamò: "Nonno! Nonno! È stata colpa mia, sono io che ti ho ingoiato e mi sono messo nelle tue mani. Non mi resta che la speranza che il grande santo compatisca quest'umile insetto che teme di morire. Se mi risparmi, accompagnerò io il tuo maestro nella traversata della montagna."
Scimmiotto era bellicoso, ma non privo di buoni sentimenti, né insensibile ai complimenti; d'altronde ciò che stava in cima ai suoi pensieri era la missione del maestro e sua. Perciò gridò: "Creatura malefica, se ti perdono, che cosa ti impegni a fare di preciso?"
"Non ho preziosi da offrire; non ho oro, argento, perle, turchesi, agate, coralli, cristalli, ambra o gusci di tartaruga. Ma ti prometto che noi tre re trasporteremo il tuo maestro per tutto il percorso montuoso su un palanchino di rotang profumato."
"Va bene; è una prestazione che vale molto più di qualunque prezioso" rispose ridendo Scimmiotto. "Apri bene la bocca, che esco."
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