Wu Cheng'en
VIAGGIO IN OCCIDENTE


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     Mentre il diavolo maggiore apriva la bocca, il terzo fratello gli bisbigliò: "Quando te lo senti sulla lingua, serra le mascelle e mastica forte. Dopo averlo ben masticato, inghiottilo pure: questa volta non ti nuocerà."
     Ma Scimmiotto tendeva l'orecchio e sentiva tutto. Prima di metter piede dentro la bocca, spinse avanti la sua sbarra a esplorare il terreno; subito il mostro serrò le mascelle e si udì il rumore dei denti che si spezzavano.
     "Ma bravo!" esclamò Scimmiotto. "Io ti prometto salva la vita, e tu cerchi di mordermi per togliermi la mia. Non esco più. Tanto farò che ti manderò all'altro mondo, e non uscirò prima di allora."
     Il maggiore se la prese con il terzo: "Mi hai reso davvero un bel servizio! Guarda i denti che ci ho rimesso! E adesso che facciamo?"

     Il terzo diavolo tentò con altro metodo: la provocazione del soldato. "Scimmiotto" gridò con voce tonante, "la tua fama di sacripante è arrivata dappertutto. Si raccontano tante frottole sulle tue imprese in Cielo e altrove. Ma adesso che ti vedo all'opera, devo constatare che non sei altro che un meschino senza coraggio né mestiere."
     "Perché non avrei coraggio né mestiere?"
     "Perché un coraggioso che ci sa fare non si nasconde nella pancia della gente, in mezzo alla cacca. Un coraggioso si batte sul serio; e a dieci leghe da casa sa farsi una reputazione per mille leghe."
     Scimmiotto rifletteva: "Non ha tutti i torti. Posso spacciare il suo compare spaccandogli il fegato o strappandogli le budella. Ma sarebbe piuttosto comodo che decoroso: la mia reputazione ne soffrirebbe." E gridò: "Apri bene la bocca, che vengo a battermi con tuo fratello. Però dentro la grotta non c'è spazio sufficiente per manovrare: dobbiamo batterci all'aperto."


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