"Il mostro l'ha mangiato: l'ho visto con i miei occhi. Oggi sarà uno di quei giorni grami in cui appaiono i fantasmi."
Scimmiotto gli si piantò davanti e gli diede una sberla da farlo barcollare: "Fesso! Ti sembro un fantasma?"
"Fratello" rispose il bestione fregandosi la guancia, "sembra di no; eppure l'ho visto, il mostro che ti mangiava. Come hai fatto?"
"Io non sono una scodella di minestrone buona a niente come te. Gli ho solleticato le budella e pizzicato i polmoni; prima di uscire gli ho passato un filo intorno al cuore: quando tiravo, lui vedeva le stelle. Infine si è prosternato e mi ha pregato di risparmiarlo. Ora si mettono a disposizione del maestro per fargli attraversare la montagna."
Tripitaka si rizzò in piedi e si inchinò al Novizio: "Discepolo mio, quanto ti sei dato da fare! Se avessi dato retta a Consapevole delle Proprie Capacità, sarei morto."
"Stupido!" gridò Scimmiotto prendendo a pugni il colpevole. "Sabotatore, infingardo! Maestro, non state a tormentarvi: ora verranno a prendervi quei diavoli con un palanchino."
Anche Sabbioso si sentiva in colpa e cercava di passare inosservato, dandosi da fare per preparare i bagagli e sellare il cavallo.
Nel frattempo i tre marescialli diavoli erano rientrati nella grotta con le loro truppe di fantasmi.
"Fratello" disse il secondo diavolo al primo, "mi immaginavo quello Scimmiotto come un gigante con otto code e nove teste: invece non è che un piccolo macaco sbilenco. Peccato che tu abbia fatto lo sbaglio di ingoiarlo: se ti fossi limitato a combatterlo, lui non l'avrebbe mai spuntata. Se i nostri gli sputassero addosso tutti insieme, lo affogherebbero. Noi non abbiamo osato attaccarlo perché tu lo avevi nel ventre e subivi le sue torture. Ma è chiaro che l'impegno di portare il monaco cinese oltre la montagna è stato soltanto un espediente per stanarlo; non vorremo certo prenderlo sul serio!"
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