"È l'occasione per giocargli un bel tiro" pensò Scimmiotto ridacchiando fra sé. Legò una fune intorno alla cintura di Porcellino e lo mandò a combattere.
Il bestione corse avanti brandendo il suo rastrello e urlando: "Vieni fuori, mostro! Vieni a batterti con il tuo avo Porcellino!"
"Maestà" annunciò il messo con il gagliardetto azzurro, "ecco un bonzo con il grugno lungo e le orecchie larghe, che fa parte della comitiva."
Il secondo diavolo venne avanti e, senza altra forma di processo, allungò la lancia in faccia a Porcellino che sopraggiungeva. Il bestione oppose il rastrello. Vennero alle mani, ma bastarono sette od otto scontri perché Porcellino si trovasse in difficoltà: "Fratello, va male; tira la corda!" Scimmiotto invece la lasciò cadere.
Il bestione scappò via, ma quella corda fra i piedi lo fece inciampare. Cadde una volta e si rialzò; cadde di nuovo e restò per un momento con il grugno nella polvere. Il diavolo, sopraggiunto, lo afferrò saldamente con la proboscide e se lo portò trionfalmente nella grotta, mentre la baraonda dei mostri intonava un peana di vittoria.
Tripitaka era indignato: "Consapevole del Vuoto, adesso capisco perché Consapevole delle Proprie Capacità ti vuol morto. Fra voi c'è solo invidia e gelosia, senza traccia dell'amore e dei sentimenti fraterni che vi dovrebbero animare. Perché non hai tirato quella corda come ti chiedeva, ma l'hai gettata? Come lo salverai, ora che l'hai spinto a perdersi?"
"Maestro" ribatté Scimmiotto con un sorriso a denti stretti, "non siete mai imparziale, e lo avete sempre favorito. Quando hanno catturato me vi è sembrato naturale: io sono carne da cannone. Ma tutti dobbiamo fare l'impossibile per tenere quel bestione lontano dagli spigoli. Lasciate che una volta tanto soffra anche lui, e si renda conto che la ricerca delle scritture non è una passeggiata."
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