"Discepolo, non puoi certo dire che io non abbia sofferto quando hanno catturato te. Ma tu sai trasformarti in molti modi, hai tante risorse. Quel bestione invece è obeso, goffo e maldestro: perciò temo sempre il peggio. Non puoi negargli il tuo aiuto."
"Maestro, non ve la prendete: lo caverò dai guai."
D'un balzo fu in cima alla montagna. "Così quel bestione mi vuol morto!" si diceva amareggiato. "Non gli renderò facile la vita. Vediamo che cosa vuol fare di lui il diavolo che l'ha catturato: non c'è fretta di soccorrerlo."
Fece un passo magico, recitò una formula e si trasformò in un insetto jaoliao; volò su un'orecchio di Porcellino ed entrò con lui nella grotta. Il campo dei tremila mostri, con trombe e tamburi, fu posto davanti all'ingresso; il secondo diavolo che li comandava entrò portando Porcellino con sé:
"Fratelli, ne ho catturato uno." "Fa vedere." "Eccolo qua" e distese la proboscide lasciando cadere Porcellino. "Non è appunto uno di loro?"
"Lo è, ma non conta nulla" tagliò corto il primo diavolo.
"Maestà" disse Porcellino cogliendo l'occasione, "lasciate andare chi non conta nulla, e dedicatevi piuttosto alla cattura di chi conta qualcosa."
"Tu non conti, ma sei pur discepolo del monaco cinese" disse il terzo diavolo. "Sei Porcellino Otto Divieti. Il tuo lato utile ce l'hai anche tu: ti metteremo a mollo nella fontana finché le tue setole non cadranno; poi ti caveremo le viscere, ti saleremo e ti metteremo a seccare al sole. Ci aiuterai a far passare i giorni di maltempo, accompagnato da un bicchier di vino."
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