"Non è dignitoso scappare dalla porta di servizio. Ci faremo strada a suon di botte e usciremo dal portone principale."
"Ma io non riesco a correre; sono rimasto legato così a lungo, che ho le gambe anchilosate" protestò Porcellino. Scimmiotto non gli diede retta: "Sta zitto e seguimi."
Il grande santo si incamminò verso l'uscita aprendosi il cammino a colpi di sbarra fra i mostri che gli si opponevano, mentre Porcellino si sforzava di tenergli dietro con le sue gambe intorpidite. Ma quando vide il suo rastrello appoggiato alla parete, presso la seconda porta, si ringalluzzì e corse a impugnarlo. Nelle corti successive avanzarono fianco a fianco, facendo strage di una quantità incalcolabile di mostriciattoli.
Quando i marescialli diavoli ne furono informati, il maggiore si volse al secondo: "Bel lavoro hai fatto! Te l'ho detto che non hai catturato la persona giusta: come vedi, Scimmiotto ha liberato Porcellino, e la stiamo pagando cara."
Il secondo diavolo impugnò la lancia e si precipitò fuori dalla grotta: "Ferma, maledetto macaco impudente! Come ti permetti di trattarci in questo modo?"
Il grande santo si volse verso di lui, che lo caricava lancia in resta, e ne parò il colpo con calma di esperto. Davanti alla grotta si svolse un bel duello:
L'elefante dalle zanne gialle in forma umana ha giurato fraternità al leone, ed entrambi hanno unito le forze per impadronirsi del monaco cinese. Il grande santo, invece, lo difende e si propone di abbattere il perverso attaccante.
La lancia si scaglia come il pitone nella foresta, la sbarra giravolta come il drago nel mare. Sorge il drago avvolto di caligini sulla porta dell'oceano; sibila il pitone nel bosco oscuro, squarciando la nebbia.
|