Opere di letteratura italiana e straniera |
Le difficoltà toccarono prima a Porcellino: quelle sue grandi orecchie finivano per battergli negli occhi e lo accecavano completamente. Rallentò le mosse, parò qualche colpo con affanno e finì per rompere il contatto e scappar via trascinandosi dietro il rastrello, inseguito dal diavolo anziano. Mancò poco che un colpo di sciabola gli tagliasse la testa: fu schivato anche quello, ma sfiorò il collo fino a raderne le setole. Il diavolo lo afferrò per il colletto, lo trascinò in città e lo diede in consegna ai mostriciattoli, che lo legarono come un salame nella Sala delle Campanelle d'Oro. Poi il diavolo ritornò per aria ad aiutare i suoi compari.
Tutti e tre i diavoli si gettarono allora su Scimmiotto, che a vedere sconfitti i condiscepoli si sentì scoraggiato: buona mano cede a due pugni, e due pugni a quattro mani. Gettò un grido, respinse le armi dei tre avversari con un colpo di sbarra e schizzò via con una capriola. Ma il terzo diavolo si mutò in un volatile e spiegò ali gigantesche. Catturare Scimmiotto, che con una capriola percorreva cento ottomila li, non era cosa facile; a suo tempo non c'erano riusciti centomila soldati celesti. Ma quel mostro sapeva percorrere novantamila li con un solo colpo d'ala: due colpi furono più che sufficienti per raggiungere il fuggiasco e afferrarlo saldamente fra gli artigli. Sfuggirgli non era possibile, neppure facendosi più grande o più piccolo: il mostro manteneva la stretta. In breve il roc ritornò sopra la città e lasciò cadere la preda nella polvere; i mostriciattoli si gettarono su Scimmiotto e portarono anche lui a far compagnia ai condiscepoli. |