Wu Cheng'en
VIAGGIO IN OCCIDENTE


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     I tre diavoli salirono nella sala d'udienza. Era pressappoco la seconda veglia, quando i mostri fecero portare il reverendo nella sala. Alla luce delle lampade egli vide i tre discepoli che giacevano legati in un canto; si avvicinò a Scimmiotto e gli disse piangendo: "Ahimè, discepolo! Tu sapevi usare ogni volta i tuoi poteri per procurarci aiuti. Ma questa volta hanno catturato anche te: come potrà cavarsela il povero monaco che sono?" Anche Porcellino e Sabbioso singhiozzavano.
     "Non state a frignare" disse il Novizio abbozzando un sorriso. "Lasciamo sfogare questi diavoli. Ma non temete: non vi capiterà niente di male, e finiremo per riprendere la nostra strada."
     "Fratello, questa volta la spari grossa. Le corde bagnate si stanno asciugando e stringono sempre più. Tu sei magro, e magari non te ne accorgi; ma la mia ciccia vien tagliata come il burro. Se non mi credi, guarda le spalle: le corde sono entrate nella carne di due buoni pollici. Come vuoi che faccia a liberarmi?"

     "Sono pur sempre corde di canapa" obiettò ridendo Scimmiotto. "E anche se fossero gomene di fibra di palma più grosse di una tazza, non mi darebbero più problemi della brezza d'autunno quando mi accarezza le orecchie."
     Mentre maestro e discepoli si parlavano sottovoce, udirono il diavolo anziano dire: "Congratulazioni, saggio fratello! Il tuo ottimo stratagemma ha avuto pieno successo: il monaco cinese è caduto nelle nostre mani. Ragazzi, cinque di voi vadano ad attingere l'acqua, sette raschino le pentole, dieci accendano il fuoco e venti vadano a prendere la gabbia di ferro per la cottura a vapore: è tempo di cucinare i nostri santi monaci. Ciascuno di voi, ragazzi, ne avrà il suo pezzettino: così godrete anche voi di una longevità indefinita."


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