Scimmiotto ascoltò le istruzioni, li vide ritirarsi e tese l'orecchio verso la gabbia: non si sentiva alcun rumore. "Là dentro farà un caldo tremendo; perché stanno zitti? Non saranno mica morti? Sentiamo." Si mutò in una mosca nera e si posò sulla sommità della gabbia. Dentro si sentiva Porcellino che diceva: "Che iella! Mi chiedo se ci cuoceranno al coperto o a cielo libero."
"Fratello, che differenza fa?" chiedeva Sabbioso.
"Dipende se mettono il coperchio oppure no."
"Discepoli" diceva Tripitaka che stava nello scomparto più alto, "il coperchio è spostato da un lato."
"Meno male" commentava Porcellino. "Cuoceremo con comodo e non soffriremo dell'aria viziata."
Scimmiotto, udito che erano vivi, si divertì a spingere il coperchio. "Discepoli!" gridò allarmato Tripitaka. "Temo che stiano chiudendo la pentola."
"Che disastro!" disse Porcellino. "Allora ci cuociono al coperto, moriremo presto."
Sabbioso e il reverendo si misero a piangere.
"Non ve la prendete" disse Porcellino. "A quanto pare, hanno sostituito la squadra che si occupa del fuoco."
"Come lo sai?" chiese Sabbioso.
"Quando ci hanno messo qui dentro, era proprio il bagno di vapore di cui avevo bisogno per curare i miei reumatismi. Ma adesso tutto si è raffreddato. Ehi, capo, sveglia! Vi dispiace aggiungere legna?"
Scimmiotto sghignazzava fra sé: "Quel cretino non pensa che il fuoco ammazza. Sarà meglio che mi sbrighi a tirarli fuori, o lo sentiranno e finiranno per accontentarlo. Ma se riprendo il mio aspetto, i dieci fuochisti faranno baccano e sveglieranno i diavoli. Come si può fare?" E gli venne in mente: "Molto tempo fa, giocando alla morra con il re celeste Anima Lunga alla porta orientale del Cielo, vinsi certi insetti del sonno. Dovrei averne ancora."
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