Wu Cheng'en
VIAGGIO IN OCCIDENTE


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     "Come usciamo? Il passo è ben guardato" mormorò Scimmiotto.
     "Passiamo dalla porta posteriore" suggerì Porcellino.
     Il Novizio li guidò da quella parte: "Che si fa? Anche questa è ben serrata, e anche qui ci sono guardie notturne. Per noi non sarebbe un problema: potremmo renderci invisibili o cavalcare un colpo di vento; ma dobbiamo fare i conti con il corpo terrestre del maestro, che resta tributario dei cinque elementi."
     "Fratello" propose Porcellino. "Facciamo il giro delle mura e cerchiamo un punto che non sia sorvegliato. Potremo sollevare e spingere il maestro su per il muro."
     "Che seccatura!" commentò Scimmiotto ridendo. "Non abbiamo altra scelta. Ma quando torneremo a casa, con la tua linguaccia da scemo, sono sicuro che andrai in giro a raccontare che siamo dei bonzi che scalano i muri di notte."

     "Adesso abbiamo preoccupazioni ben più gravi del buon costume: dobbiamo salvare la pelle" rispose Porcellino.
     Trovarono un angolo tranquillo e si apprestarono alla scalata. Ma ahimè! Tripitaka era vittima dell'influsso di una stella maligna. Uno dei tre diavoli si svegliò improvvisamente con il presentimento che il monaco cinese fosse fuggito, e destò i colleghi. Chiamarono i servi, che si svegliarono a fatica e corsero imbambolati in cucina. Gli addetti al fuoco erano tutti perduti nel sonno: anche a picchiarli, non sentivano niente; il fuoco era spento, l'acqua fredda e gli scomparti della gabbia di cottura, vuoti, erano gettati qua e là. I servi, in preda al panico, tornarono ad annunciare: "Vostre maestà, se ne sono andati!"


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