Il grande santo fece la capriola nelle nuvole in direzione dell'India e in meno di due ore raggiunse il Picco degli Avvoltoi. Quattro giganteschi portatori di folgore gli sbarrarono la strada: "Dove vai?" Scimmiotto si inchinò: "Ho bisogno di conferire con il Beato per affari."
Il capo posto era il vajrapani Eterna Dimora, noto anche come re Rispetto Indistruttibile della Cima delle Nubi d'Oro, nei Monti Kunlun. Brontolava: "Macaco screanzato! Quante volte ci siamo dati da fare per toglierti dai guai! Per esempio con il diavolo toro. Ma tu hai l'aria di pensare che tutto ti sia dovuto; non dici nemmeno 'grazie'. I tuoi affari aspetteranno. Noi faremo rapporto, e quando il Buddha ti vorrà convocare, te lo faremo sapere. Non penserai mica di essere al portale sud del Paradiso, dove entri ed esci come all'osteria. Aria! Circolare!"
Il grande santo era già d'umor nero e non aveva voglia di incassare la ramanzina: fece tali strilli e ruggiti, che arrivarono direttamente al trono di loto a nove ordini di petali, su cui il Buddha era seduto a spiegare sutra ai diciotto arhat. Il Beato aprì dunque la bocca e disse: "È arrivato Scimmiotto; fatelo entrare."
La scorta degli arhat giunse in portineria marciando in due colonne, con bandiere e baldacchino, comunicò che Scimmiotto era convocato dal capo e lo prese in consegna.
Davanti al Buddha, il grande santo s'inchinò fino a terra e pianse come una fontana. "Consapevole del Vuoto, quale disgrazia ti strappa tante lacrime?"
"La cattiva stella ha fatto cadere il mio povero maestro nelle grinfie di tre diavoli feroci, nella città del Cammello Leone: un leone, un elefante e un roc. Dopo un tentativo di fuga sfortunato, è stato mangiato crudo, senza lasciarne nemmeno un ossicino. Questo dicono tutti, e i miei condiscepoli lo hanno confermato; fra l'altro, non è detto che loro siano destinati a una fine migliore. Non mi è rimasto altro da fare che venire a rendervi omaggio e sperare che avrete la bontà di recitare la formula che apre il cerchio d'oro: ve lo restituirò e ritornerò agli ozi del Monte di Fiori e Frutti." E piangeva più che mai.
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