"Consapevole del Vuoto, che città sarà quella?"
"Vedremo quando saremo arrivati. Se è un regno, presenteremo il passaporto; se è soltanto prefettura o sottoprefettura, ce ne andremo per i fatti nostri."
Giunsero in breve alla porta; all'ombra del suo arco a tutto sesto dormiva pacifico un vecchio militare. Scimmiotto lo andò a scuotere e gridò: "Sveglia, sergente!"
La guardia, bruscamente risvegliata, sbatté gli occhi a vedersi davanti quella faccia e si gettò in ginocchio esclamando: "Comandate, monsignore!"
"Che ti prende?" rise il Novizio. "Non sono mica un diavolo, per essere trattato con tante cerimonie."
"Non siete forse nostro signore il duca del tuono?" balbettò il soldato prosternandosi.
"Storie! Sono soltanto un monaco in cerca di scritture. Arrivo in questo momento, e non conosco il nome del posto. Lo chiedo a te, con preghiera di risposta chiara e breve."
La guardia balbettò: "Vi prego di scusare. Il paese si chiamava Bhiksu, ma ultimamente ha cambiato nome, e ora è la Città dei Bambini."
"Lo avete uno straccio di re?"
"Certo, certo."
"Ecco qua, maestro" espose Scimmiotto. "Siamo arrivati nel regno di Bhiksu, che attualmente si chiama Regno dei Bambini. Perché abbia cambiato nome, non lo so."
"Se si chiama Bhiksu, che cosa c'entrano i bambini?" chiese perplesso Tripitaka.
"Sarà morto il re e gli sarà succeduto un figlio bambino" suggerì Porcellino.
"È inverosimile: non si usa cambiare il nome al regno, in circostanze del genere."
"Giusto" approvò Sabbioso. "Questo vecchietto sembra fuori di sé dalla paura che gli incute il nostro condiscepolo. Entriamo in città e chiediamo ai passanti."
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