Il vento ululò di nuovo; poi pian piano si attenuò e cessò del tutto. I genitori, pazzi di gioia, riconobbero i loro figli e corsero a consolarli. Dicevano: "Quel monaco cinese, nostro signore e padre, deve restare fra noi e accettare la nostra riconoscenza."
Non ci fu niente da fare. Giovani e vecchi, uomini e donne, portarono in trionfo Porcellino, sollevarono Sabbioso, issarono Scimmiotto sulle spalle. Il carro su cui stava Tripitaka fu preso a furor di popolo e riportato in città: il re non contava più nulla. E Tizio li invitava a un banchetto, Caio a un festino; chi non poteva permettersi altro, fabbricava cappelli, sandali, tuniche, scarpe di tela, biancheria per offrire anche lui qualcosa ai monaci. I quali non poterono liberarsi da quella gente prima di un mese.
Si vendevano al mercato i loro ritratti, si rizzavano stele commemorative: la gente portava offerte anche lì, e bruciava incenso.
È proprio vero:
Il salvare un folla di gente
È merito più grande di un monte.
Ma anche questo finì; e se non sapete che cosa avvenne dopo, ascoltate il seguito.
CAPITOLO 80
UNA BELLA RAGAZZA CHIEDE AIUTO
OVE FANCIULLA SEDUCENTE CERCA UN COMPAGNO PER NUTRIRE LO YANG, E SCIMMIA DELLO SPIRITO DENUNCIA LA LAMIA PER PROTEGGERE IL MAESTRO.
Quando i quattro pellegrini ripresero il viaggio, furono accompagnati per venti li dal sovrano, dai ministri e dal popolo di Bhiksu, che ancora insistevano perché rimanessero. Ma infine dovettero consentire che Tripitaka scendesse dal carro reale, montasse a cavallo e si avviasse con i suoi. La folla restò sulla strada a guardarli, finché scomparvero all'orizzonte.
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