Il viaggio proseguì finché l'inverno trascorse e ritornò la primavera. Fiori selvatici tappezzavano la montagna, riempiendo l'aria di profumi. Davanti a loro si drizzò una cima elevata.
"Discepoli miei" diceva Tripitaka preoccupato, "chissà se ci sarà una strada per superare questa impervia regione. Stiamo attenti!"
"Maestro" rideva Scimmiotto, "si direbbe che, anziché un provetto viaggiatore in cammino da tanti anni, siate un figlio di famiglia che non ha visto più mondo di quanto si contempla dalla bocca del pozzo. Dice l'adagio: nessuna cima ferma la strada. Son domande da fare?"
"Non è la montagna che temo, ma le creature malefiche che può ospitare."
"State tranquillo. Ormai non siamo molto lontani dalla meta del nostro cammino, e con l'approssimarsi del Paradiso dell'Ovest le difficoltà si dovrebbero attenuare."
Chiacchierando erano giunti ai piedi dell'erta. Scimmiotto impugnò il suo randello, balzò su una rupe per guardarsi intorno e gridò da lassù: "Maestro, c'è una bellissima strada che sale con molte curve. Venite!"
Il reverendo sollecitò il cavallo. Sabbioso affidò i bagagli a Porcellino e prese le redini per guidare la cavalcatura dietro a Scimmiotto, che apriva la via di buon passo.
Guardate la montagna:
La cima scompare tra nebbie e nuvole; ne scendono torrenti e cascate che precipitano nei burroni. Il terreno è coperto di fiori profumati e di alberi folti: susini azzurri e bianchi peri, salici verdi e peschi rossi. Piange il cuculo la primavera che passa, la rondine celebra la cerimonia della semina all'altare del dio del suolo.
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