"Da quanto tempo siamo qui?" chiese Tripitaka.
"Da tre giorni" rispose Scimmiotto.
"Tre giorni! Santo cielo, quante tappe perdute!"
"Maestro state tranquillo, nessuna tappa va mai perduta. Domani partiremo e nei prossimi giorni le percorreremo, ecco tutto."
"D'accordo. Se non sarò del tutto ristabilito, peggio per me."
"Visto che domani partiamo, devo impegnare la notte nella cattura di un mostro."
"Che nuovo mostro ti sei procurato?"
"È qualcuno che gira qui, nel monastero."
"Discepolo, non ti montare la testa! Se avesse dei poteri più grandi dei tuoi? Se ti mettesse in pericolo, mentre io non sono ancora del tutto ristabilito?"
"Cercate sempre di smontarmi. Quanti mostri mi avete visto prendere? Ho mai ceduto a qualcuno? Se mi impegno sul serio, vinco io; ormai dovreste saperlo."
"Discepolo!" insisteva Tripitaka trattenendolo per le mani. "Le massime che devi avere sempre fisse in testa sono: Fa il bene ogni volta che puoi. Perdona sempre. Val meglio quiete di spirito che agitazione, tolleranza che belligeranza."
"Devo pur dirvelo, visto che siete tanto insistente" finì per dire Scimmiotto. "Non lo faccio per divertimento. Quel mostro ha mangiato degli esseri umani."
"Quali esseri umani?" volle sapere Tripitaka, cui si rizzavano i capelli.
"Sei giovani bonzi. Li ha mangiati appunto in questi ultimi tre giorni, dopo il nostro arrivo."
"La volpe piange la morte della lepre: ogni creatura piange i suoi simili. Se le vittime sono monaci, considerato che siamo monaci anche noi, non ti posso negare l'autorizzazione. Ma sta attento."
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