Wu Cheng'en
VIAGGIO IN OCCIDENTE


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     In breve fece ritorno al fossato dove Tripitaka, che scrutava ansioso verso la città, lo riconobbe al chiar di luna e chiese: "Discepolo, hai trovato un modo per continuare il viaggio?"
     "Per proseguire bisogna risolvere una difficoltà: nascondere la nostra qualità di monaci" rispose Scimmiotto posando gli indumenti.
     "Vuoi scherzare?" intervenne Porcellino. "Non è difficile smettere di esser monaci: basta non radersi per sei mesi, e i nostri capelli ricresceranno."
     "Ma noi dobbiamo laicizzarci subito; non possiamo aspettare sei mesi."
     "Non so proprio come potremmo fare" obiettò Porcellino perplesso. "Dovremmo metterci dei turbanti, ma non li abbiamo; e in ogni caso non avremmo nemmeno un ciuffo di capelli per legarci la cordicella."
     "Lasciate perdere i particolari" si spazientì Tripitaka. "Che cosa dobbiamo fare?"

     "Maestro, ho dato un'occhiata alla città: quel sovrano ammazza monaci sarà una bestiaccia; ma a giudicare dall'atmosfera del posto, lieta e luminosa, sembra invece che sia un figlio del cielo. Mi sono fatto un'idea della topografia e della lingua che parla la gente. In una locanda ho preso in prestito degli indumenti e dei turbanti: ci permetteranno di vestirci da laici e di passare inosservati. Passeremo la notte in città, ci alzeremo alla quarta veglia per fare colazione, e alla quinta veglia usciremo dalla porta occidentale e ci rimetteremo in cammino. Se ci arrestassero, potremmo sempre dire che siamo inviati di un paese sovrano: il re non oserebbe trattenerci."
     "Il nostro condiscepolo ha pensato a tutto" approvò Sabbioso. "Diamogli retta."


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