Pizzicò Porcellino a una gamba, facendolo brontolare: "Smettila, ti credi spiritoso? Lasciami dormire."
Ma lui continuava a stuzzicare e diceva: "Abbiamo un capitale di cinquemila tael e abbiamo venduto cavalli per tremila. Perciò ciascuno dei nostri sacchi contiene quattromila once d'argento. Se vendessimo i cavalli che restano per altri tremila tael, avremmo un incasso superiore al capitale. Ci si può accontentare."
Porcellino non rispondeva e russava. Alcuni servi della locanda, che si aggiravano per casa a portare acqua o attizzare il fuoco, erano in combutta con una banda di briganti. Sentirono venire da chissà dove gli sproloqui smorzati del Novizio, che parlava di somme favolose, e se la svignarono per avvertire i loro amici. In breve, l'albergo fu invaso da una ventina di briganti con le torce in mano, che venivano espressamente per svaligiare il mercante di cavalli. La vedova e sua figlia, tremanti di paura, si barricarono in camera loro e li lasciarono fare.
Ai briganti non interessavano le cose dell'albergo, ma solo il denaro di quel ricco cliente. Non era facile stanarlo: non si trovava nelle camere degli ospiti, non era sceso nella corte. Infine in un angolo buio trovarono il cassone, con il coperchio solidamente serrato; accanto era legato un cavallo.
"Gente che se intende come noi, vede subito che in un baule di quella stazza si custodiscono solo grandi ricchezze. Prendiamo il cavallo e portiamoci la cassa in aperta campagna, dove potremo forzarla con comodo. Non è il sistema più pratico?"
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