Wu Cheng'en
VIAGGIO IN OCCIDENTE


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     Il comandante scese dal proprio cavallo, per rientrare in città alla testa delle sue truppe montato su quella meraviglia. La cassa venne portata a casa sua, debitamente sigillata da un nastro con la sua firma e guardata dai suoi uomini; ciò in attesa dell'alba, quando intendeva presentarsi a rapporto dal sovrano e sollecitare le debite istruzioni.
     Il reverendo intanto se la prendeva con Scimmiotto: "Scimmia zuccona! Vuoi farmi morire. Se ci avessero arrestato in condizioni normali, forse saremmo riusciti a difenderci. Ma dopo tutte queste avventure e scrolloni, siamo pronti per finire sotto il coltello del boia senza altra indagine; giusto per completare il numero di diecimila bonzi morti ammazzati."
     "Non fate baccano" esortava il Novizio. "Qui fuori è pieno di gente. Se sentono rumore e aprono subito la cassa, passeremo il resto del tempo appesi a una trave. Se invece sapete portare pazienza, qui dentro è il meno peggio: si può anche schiacciare un pisolino. Domani, quando apriranno la cassa, so io che cosa dire a quel sovrano dalle idee confuse: vedrete che non vi sarà torto un capello, ve lo garantisco io."

     Scimmiotto attese che trascorresse la terza veglia, trasformò uno dei propri peli in trapano a tripla punta, e con pochi giri aprì un forellino in un angolo della cassa. Quindi si trasformò in formica e scivolò fuori. Cercò un posto tranquillo per riprendere il suo normale aspetto, e balzò su una nuvola per recarsi al palazzo reale. In quel momento il re dormiva ancora della grossa.


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