"Portateli qui" rispose il re.
I due ufficiali si ritirarono per recarsi allo yamen dov'erano depositate le spoglie e organizzare il trasporto. Tripitaka, dentro la cassa, udendo gli ordini e il trambusto si spaventò: "Discepoli miei, come spiegheremo al re la nostra presenza qui dentro?"
"Parlate piano!" rispose ridendo il Novizio. "Ho sistemato tutto: quando apriranno la cassa, vedrete che ci renderanno gli onori dovuti ai maestri della legge. Ma dite a Porcellino di non far gazzarra per questioni di precedenza."
"Figúrati se penso a queste cose!" esclamò l'interessato. "Sarei contento se ne uscissimo vivi."
La cassa arrivò a corte, fu portata oltre la Torre delle Cinque Fenici e venne deposta ai piedi del trono. Per ordine del re fu aperto il coperchio e Porcellino, che non ne poteva più, saltò fuori per primo seminando il panico. Poi comparve Scimmiotto, che accompagnava il monaco cinese tenendolo per mano, e infine Sabbioso coi bagagli. Porcellino vide il comandante in capo che reggeva la briglia del cavallo bianco e marciò su di lui sbraitando: "Dammi quel cavallo! È roba nostra!"
Il povero ufficiale, terrorizzato, cadde per terra.
Quando il re si rese conto che i quattro pellegrini erano bonzi, si alzò dal trono e ordinò che le regine, le concubine e i cortigiani rendessero loro omaggio. Da parte sua, chiese: "Quali affari vi hanno portato qui, reverendi?"
"Siamo inviati da sua maestà dei grandi Tang, nel paese dell'Est, a cercare le scritture e rendere omaggio al Buddha nel Paradiso dell'Ovest, al Monastero del Colpo di Tuono."
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