"Come mai vi siete chiuso dentro quella cassa con i vostri discepoli, maestro che venite da tanto lontano?"
"Il vostro umile servitore aveva saputo del voto fatto da vostra maestà di sopprimere bonzi. Perciò non osavamo farci riconoscere; ci siamo camuffati da laici e abbiamo chiesto ospitalità in un albergo di questa preziosa città. Per dormire ci siamo chiusi nella cassa, per paura che qualcuno scoprisse inavvertitamente le nostre teste rasate. Sfortunatamente dei ladri ci hanno portato in aperta campagna; ma il comandante in capo ci ha ricuperato e portato qui. Ora che ci è concesso di contemplare il volto di drago di vostra maestà, è come rivedere il sole dopo che le nuvole si sono disperse. Speriamo che vostra maestà ci vorrà perdonare e lasciar liberi: la nostra riconoscenza sarà più profonda del mare."
"Reverendo, siamo noi che non vi abbiamo accolto adeguatamente: voi siete un monaco eminente di un paese superiore, sede di una corte celeste. Il voto di uccidere bonzi, in numero di diecimila per far cifra tonda, lo avevamo formulato perché un monaco ci aveva calunniato. Ma questa notte siamo stati convertiti in modo inatteso: anche noi ci siamo visti ridotti a monaci e monache. Sovrano e sudditi, regine e concubine, tutti ci siamo ritrovati con la testa rasata. Ora vorremmo diventare vostri discepoli: speriamo che non ci negherete l'appoggio della vostra eminente saggezza."
Porcellino scoppiò a ridere: "Senti, senti! Se volete iscrivervi anche voi, dovrete pagare la matricola."
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