"Maestro, per farci accettare acconsentiremo a offrire tutte le ricchezze del regno."
"Non parliamo di soldi" intervenne Scimmiotto. "Noialtri siamo monaci osservanti. Per essere sicuro che il vostro regno resti perennemente integro e che voi godiate di felicità e longevità, vi basta molto meno: è sufficiente che mettiate il visto ai nostri passaporti e ci facciate accompagnare fuori città, per riprendere il nostro viaggio."
Il re ordinò che la corte dei banchetti organizzasse adeguati festeggiamenti per il ritorno del regno in seno all'Unico. Intanto il passaporto fu vistato e Tripitaka venne interpellato sull'opportunità di mutare il nome del paese. Intervenne Scimmiotto: "Nel vostro attuale nome, il riferimento alla legge va benissimo; è la distruzione che non va. Dovreste sostituirla con il rispetto: Paese del Rispetto della Legge. Questo garantirà mare calmo, fiume limpido, vittorie per mille generazioni, venti e piogge ai momenti giusti, pace in ogni direzione."
Il re li ringraziò e li fece accompagnare sulla strada dell'Ovest con la carrozza reale.
Mentre riprendevano il cammino, il reverendo dichiarò tutto allegro: "Devo dire, Consapevole del Vuoto, che il tuo stratagemma è stato proprio ingegnoso: ne avrai grande merito."
"Io, fratello" chiese Sabbioso, "mi sto ancora chiedendo dove hai potuto trovare tutti i barbieri che occorrevano per radere a zero tante zucche in un tempo così corto."
Scimmiotto raccontò come aveva fatto, e li fece tanto ridere che si dovettero fermare sul ciglio della strada dell'Occidente per tenersi la pancia.
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