In breve giunsero ai piedi del monte. Alzando gli occhi, videro
un monte superbo, screziato di colori. Brandelli di nuvole lambiscono le rupi della vetta, l'ombra gettata dagli alberi è fredda.
Uccelli prendono improvvisamente il volo battendo le ali, belve esplorano senza requie il terreno a caccia di preda. La foresta che riveste i fianchi è ricca di migliaia di alti pini; verso la cima si levano rade canne di bambù. Ululati di richiamo di lupi grigi, ruggiti di tigri affamate che balzano sulla preda. Si odono i fischi acuti del gibbone in cerca di frutta. Il canto di uccelli invisibili è portato dal vento, insieme al gorgoglio d'acque dei ruscelli. Cervi e daini caracollano tra i fiori. Si vedono correre volpi e scorrazzare zibetti; scimmie e gibboni si divertono in società.
Liane e rampicanti ricoprono i tronchi; le orchidee profumate sono sparse nell'erba di diaspro in riva all'acqua.
La parete a strapiombo domina grandi cumuli di rocce dalle forme bizzarre. Il viaggiatore osserva inquieto il cammino: è mai possibile che a ogni curva il sentiero diventi più ripido?
Sulla comitiva che avanzava soffiò all'improvviso un colpo di vento.
"Ecco il vento!" gridò Tripitaka con voce spaurita.
"C'è un vento per ogni stagione" commentò Scimmiotto. "In primavera lo zefiro, d'estate il vento caldo umido, d'autunno il vento dell'ovest e d'inverno la tramontana. Perché vi preoccupa questo vento in particolare?"
"Si è alzato troppo all'improvviso per venire dal cielo."
"Che bisogno c'è che venga dal cielo? Il vento può benissimo venire dalla terra, come le nuvole possono emanare dalle montagne."
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