Ma di colpo subentrò una nebbia poco comune:
Oscura il cielo come una tovaglia
E ricopre di tenebre la terra.
Scompare il sole senza lasciar traccia,
Tace di colpo il canto degli uccelli.
S'alza un velo di polvere: scompaiono
Gli alberi più vicini, ogni presenza
È inghiottita nel nulla. Tu puoi credere
Che l'universo ripiombi nel caos.
"Che ne dici, Consapevole del Vuoto? Avevi mai visto alzarsi una nebbia come questa, ancor prima che cessasse il vento?"
"Non affrettiamo le conclusioni" rispose Scimmiotto. "Smontate da cavallo, prego. Voialtri due restate qui di guardia, mentre io mi guardo intorno per saperne di più."
Il grande santo balzò in aria, scrutò intorno facendosi solecchio con la mano, e scoprì che in effetti a qualche distanza c'era un mostro seduto su una rupe. Ecco il suo aspetto:
Corpo imponente e poderoso, coperto di macchie. Denti da stritolare diamanti. Dissimula a malapena artigli più taglienti di lame di giada.
Rotondi occhi d'acciaio che spaventano fiere e uccelli; i pelacci pungenti della barba d'argento intimidiscono diavoli e dèi.
La sua ferocia si manifesta anche in tremendi ruggiti. Quel suo masticare e soffiare nebbia e vento rivela intenti aggressivi ben determinati.
Accanto a lui, a destra e a sinistra, una quarantina di mostriciattoli si dedicava alla stessa pratica magica.
"Non aveva torto il maestro" pensò Scimmiotto ridendo fra sé. "Non c'era niente di naturale in queste condizioni meteorologiche. Ora potrei schiacciare il mostro di sorpresa, come una piattola; ma dove andrebbe a finire il mio buon nome?"
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