Scimmiotto era un soldato coraggioso; non era capace di sbarazzarsi dei suoi avversari con mezzi sleali.
"Ritornerò alla base e darò un'opportunità e un segno di considerazione a Porcellino: gli proporrò di affrontare il mostro per primo. Se è capace di vincerlo, il merito sarà suo. Se non ce la fa e viene fatto prigioniero, andrò a liberarlo: la prova più impegnativa sarà tanto più onorevole per me. Quell'infingardo non avrà voglia di darsi da fare. Ma dal momento che è anche un ghiottone, lo stuzzicherò con argomenti gastronomici. Vediamo come reagisce."
Ritornò dunque da Tripitaka, che chiese: "Consapevole del Vuoto, che cosa hai scoperto su questa nebbia?"
"Come vedete scompare."
"È vero, sta diradando."
"Maestro, di solito l'azzecco; ma questa volta mi ero sbagliato. Supponevo che ci fosse sotto qualche mostro, ma non è così."
"Di che cosa si tratta?"
"A poca distanza da qui c'è un villaggio di brava gente, che sta cuocendo a vapore grandi quantità di riso e pani di farina bianca per offrirli ai monaci. La nebbia veniva dalle loro cucine ed è buon segno."
Porcellino, che prese tutto per oro colato, gli chiese in privato: "Fratello, lo hai fatto un assaggio?"
"Giusto un boccone. Per i miei gusti, mettono troppo sale."
"Non c'è niente di male se il cibo è salato; basta avere abbastanza da bere."
"Hai voglia di mangiare?"
"Mi era appunto venuto un po' di appetito. Se io andassi avanti in avanscoperta a rosicchiare qualcosa, che ne diresti?"
"Non sta bene, fratello. Ricorda il detto dei libri antichi: vivo il padre, il figlio non osi sottrargli nulla. Non puoi pensare a te stesso lasciandoti indietro il maestro."
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