Wu Cheng'en
VIAGGIO IN OCCIDENTE


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     "Ma se tu non glielo dici, per lui non sarà la stessa cosa?"
     "Va bene, starò zitto. Vediamo come te la cavi."
     Per soddisfare la gola, Porcellino non era privo d'astuzie. Fece al maestro una riverenza e gli propose: "Non vi pare che sarebbe indiscreto portare in quel villaggio il cavallo affamato e chiedere anche foraggio per lui, oltre all'elemosina per noi? Poiché la nebbia si è dispersa, restate qui seduto per un momento, mentre io raccolgo erba tenera."
     "Va bene" rispose il monaco lietamente stupito. "Come mai oggi sei tanto scrupoloso e diligente? Va e torna presto."
     Il bestione, compiaciuto della propria astuzia, corse via sogghignando fra sé; ma Scimmiotto lo trattenne per dirgli: "Bada che quella gente non vuol saperne di fare l'elemosina ai monaci troppo brutti; ci vuole bella presenza."

     "Vuoi dire che mi devo trasformare?"
     "Proprio così; sarà il caso che ti dia qualche ritocco."
     Il bestione, che conosceva anche lui le sue trentasei trasformazioni, recitò un incantesimo e si trasformò in un monaco magrolino, di bassa statura, che borbottava la sua preghiera scandendola con i colpi sul pesce di legno. Veramente di sutra non ne sapeva, e si accontentava di ripetere le parole dei primi tre caratteri che gli avevano insegnato alla scuola elementare: "grand'uomo superiore"(70).
     L'orco, ricuperati vento e nebbia, aveva teso con le sue milizie un'imboscata ai passanti lungo la strada. Lo sfortunato bestione ci incappò senza rendersene conto e si trovò accerchiato da mostriciattoli che gli tiravano la tonaca, lo afferravano per la cintura, lo spingevano e lo tiravano tutti insieme.


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