"Sentiamo."
"Il nome del piano è: fior di susino, un petalo per volta."
"Che cosa significa?"
"Fate un'accurata selezione fra i vostri soldati: cento su mille, dieci sui cento e tre sui dieci. Quei tre devono essere pratici di trasformazioni. Assumeranno il vostro aspetto, un elmo come il vostro, identica armatura, identico gran pestello in mano; e tenderanno imboscate in tre punti diversi. Ciascuno di loro affronterà uno dei tre discepoli e si sacrificherà per tenerlo impegnato. A un certo punto il monaco cinese si troverà solo, e voi non avrete che da allungare la mano per impadronirvene. Non sarà più difficile che prendere il pane dalla tavola, o la mosca nel vaso del pesce."
"Che bel piano!" gridò entusiasmato l'orco. "Lo attueremo senz'altro. Se dovesse andar male, rinunceremo. Ma ti garantisco che, se funziona, mi ricorderò di te: diventerai ufficiale d'avanguardia."
Il mostriciattolo si prosternò per ringraziare della ricompensa promessa. Si fece l'appello e si scelsero i tre più capaci; i quali presero l'aspetto dell'orco e tesero le imboscate in attesa del monaco cinese.
Dopo parecchio cammino, i pellegrini incapparono in una delle imboscate: il primo mostriciattolo si drizzò urlando sul ciglio della strada e balzò avanti per impadronirsi di Tripitaka.
"Attento, Porcellino!" gridò Scimmiotto. "Ecco l'orco."
Il bestione, senza distinguere il vero dal falso, impugnò il rastrello e lo fronteggiò. Il mostro parò il colpo con il pestello e incominciò lo scontro, mentre gli altri pellegrini si allontanavano. Sul più bello si udì nel bosco un sinistro scricchiolio, e un secondo mostro identico al primo ne balzò fuori e si gettò sul monaco cinese.
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