"Voi, reverendo, avevate lasciato la famiglia; non avete né figli né genitori né moglie a carico. Per voi vivere o morire fa poca differenza."
"Il fatto è che l'imperatore Taizong, della dinastia dei Tang, mi ha affidato la sacra missione di andare dal Buddha vivente a rendergli omaggio e a chiedergli i sutra autentici. Lo scopo è di salvare le anime perdute, nella loro tenebrosa dimora. Se ora perdo la vita, renderò vane le intenzioni del mio sovrano, tradirò la speranza dei suoi sudditi; e tutte le anime in pena, nella città delle vittime d'ingiustizia, non avranno forse la delusione più crudele? Esse resteranno per sempre lontane dalla salvezza. Tante fatiche ridotte a nulla; la vita: vento e polvere. Come potrei restare indifferente?"
A sentirlo, anche il boscaiolo si mise a piangere: "Reverendo, la vostra morte provocherebbe solo questo guaio, ma la mia sarebbe molto peggio. Mia madre ha ottantatré anni, e non ha altro sostegno che me. Chi l'assisterà nei suoi ultimi giorni, chi la seppellirà?"
"Com'è doloroso!" singhiozzava il reverendo. "Il boscaiolo pensa a sua madre. Sarà stato inutile il mio lungo studio dei sutra? Servire il sovrano o servire i genitori è la stessa cosa. Tu vivi per amore di tua madre, e io del mio imperatore. Davvero:
Cuore spezzato con cuore spezzato,
E gli occhi in pianto vedono altre lacrime."
Ritorniamo a Scimmiotto, che non mise molto a volgere in fuga il suo avversario. Ma quando ritornò sulla strada, il maestro non c'era più. Il cavallo bianco pascolava solitario l'erba del ciglio. Roso dall'inquietudine, il Novizio si caricò i bagagli in spalla, afferrò le redini e corse avanti.
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