Wu Cheng'en
VIAGGIO IN OCCIDENTE


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     Il portinaio corse ad annunciare: "Disgrazia, grande re!"
     "Spiégati."
     "Un tizio, alla porta, ha rotto il battente e reclama il suo maestro."
     "Chi sarà?" chiese l'orco allarmato.
     "Vado a vedere" propose l'ufficiale di avanguardia. Torse il collo finché non riuscì a scorgere le grandi orecchie a ventaglio, e tornò a riferire: "Niente paura, è solo Porcellino. Non ha capacità straordinarie e non dovrebbe insistere troppo; se lo facesse, converrà catturarlo e mettere in dispensa anche lui. L'unico che sia davvero temibile è il bonzo peloso con la faccia da duca del tuono."
     "Fratello!" chiamò Porcellino, che aveva sentito tutto. "Il maestro è certo là dentro. Ma sembra che io non gli faccia paura: temono soltanto te."
     Scimmiotto prese il suo posto: "Bestiaccia immonda, mostra rispetto per tuo nonno: rendici il maestro, se vuoi vivere."

     "Maestà" gridò l'ufficiale d'avanguardia, "si mette male! È arrivato anche Scimmiotto."
     "Il piano era tuo. Come la mettiamo con i petali del susino, adesso che abbiamo la catastrofe all'uscio?"
     "Grande re, non vi scoraggiate. Il Novizio, dopo tutto, è una scimmia e perciò è un vanesio. Se lo mettiamo di fronte al fatto compiuto, mostrandogli una testa mozza e spiegandogli che è quanto rimane del suo maestro, e se sappiamo solleticare adeguatamente il suo amor proprio presentandogli grandi scuse e complimenti, può darsi che ci creda; in tal caso il monaco cinese resterà pacificamente nelle nostre mani. Se non dovesse funzionare, cercheremo qualche altra via."


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