"Non comincerà a venirgli qualche sospetto? Sarà meglio usare dose doppia" si disse Scimmiotto. E gli gettò in faccia un altro insetto, che penetrò nell'altra narice e completò l'opera: anche l'orco si stese a russare rumorosamente.
Scimmiotto aveva il campo libero. Riprese il proprio aspetto, diede alla sua sbarra il diametro di un uovo d'anitra e con un colpetto sfondò la porticina segreta. Corse quindi nel giardino gridando: "Eccomi, maestro!"
"Slegami subito, discepolo; non ce la faccio più."
"Abbiate ancora un momento di pazienza; ammazzo l'orco e torno." Balzò nella sala e cambiò idea: "Non sta bene rompere la testa di uno che dorme. Sarà meglio che incominci con lo slegare il maestro." Ritornato all'albero, nuovi dubbi: "Non mi piace lasciarmi alle spalle un grosso pericolo."
A vederlo andare e venire, saltellante e pieno di incertezza, il reverendo non poté fare a meno di sorridere: "Suppongo che questa danza l'abbia inventata per esprimere la gioia di trovarmi vivo."
Quando alla fine Scimmiotto optò per slegarlo, il boscaiolo legato all'albero di fronte gridò: "Signoria, abbiate compassione, fate liberare anche me!"
"Consapevole del Vuoto" ordinò Tripitaka, "bisogna slegare anche lui."
"Chi sarebbe?"
"È un boscaiolo che è stato catturato un giorno prima di me. Ha una vecchia madre e una grande pietà filiale: bisogna proprio liberarlo."
Scimmiotto eseguì senza discutere. Uscirono all'aperto dalla porta di servizio e risalirono la scarpata.
"Mio saggio discepolo" constatò Tripitaka, "ti dobbiamo entrambi la vita. Dove sono Consapevole delle Proprie Capacità e Consapevole della Purezza?"
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