Il reverendo accettò volentieri e si avviò a piedi. Seguirono un sentiero sinuoso e presto giunsero in vista
Del muscoso sentiero lastricato,
Del graticcio che il glicine ricopre.
Sullo sfondo la cerchia di montagne
E il bosco dove cantano gli uccelli.
Folte quinte di pini e di bambù,
Prati fioriti e, lontana in un angolo,
Fra le siepi la piccola capanna.
Videro di lontano la vecchia madre, seduta su una panca, che piangeva il figlio perduto. Il boscaiolo corse a inginocchiarsi davanti a lei: "Mamma, eccomi qua!"
Lei lo abbracciò: "Figlio mio! Eri scomparso da molti giorni, pensavo che fossi stato catturato e ucciso dal signore della montagna. Perché sei stato lontano tutto questo tempo? Dov'è finita la tua ascia?"
"Il signore della montagna mi aveva davvero catturato" rispose il boscaiolo prosternandosi. "Mi aveva legato a un albero, e ho rischiato di perdere la vita. Quel signore che vedi è un arhat delle terre dell'Est, che va in cerca di scritture nel Paradiso dell'Ovest; è stato catturato e legato a un albero come me. Ma i suoi tre discepoli, che hanno grandi poteri magici, hanno colpito a morte il signore della montagna, che era poi uno spirito di leopardo maculato. I suoi mostri sono stati sterminati col fuoco. Insieme al reverendo, ho riacquistato la libertà anch'io: devo loro una gratitudine più alta del cielo, più vasta della terra. Senza di loro sarei morto. Ora la montagna è sicura: potrò andare in giro persino la notte senza correre pericoli."
La vecchia andò incontro ai quattro pellegrini e li guidò verso casa inchinandosi a ogni passo. Entrarono nella capanna, dove madre e figlio, dopo prosternazioni e altri segni di ringraziamento, prepararono alla svelta un pasto di magro.
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