Scimmiotto si incuriosì di un particolare: "Scusate, avete un direttore per governatore?"
"Direttore è il suo cognome."
"Dev'essere un cognome non comune" commentò Scimmiotto ridacchiando.
"Fratello" intervenne Porcellino, "si vede che da piccolo marinavi la scuola. Il cognome è registrato nel Classico dei patronimici, verso la fine(71)."
"Discepoli" li interruppe Tripitaka, "non perdete tempo in chiacchiere. Chi sia in grado di provocare la pioggia ha il dovere di soccorrere questo povero popolo: sarebbe un atto di misericordia senza uguali. Se non lo sappiamo fare, ripartiamo senza compromettere il nostro viaggio."
"Far piovere è facile" disse Scimmiotto. "Io son capace di invertire il corso dei fiumi e di vuotare l'acqua dei mari; posso muovere le stelle fisse e convocare le costellazioni, gettare il cielo in fondo al pozzo con un calcio, sputar nebbia e soffiar nuvole, spostare montagne, acchiappare la luna, convocar venti e tempeste: questi erano i miei giochi da piccolo. Che cosa ci sarebbe di speciale?"
Due guardie corsero difilato ad annunciare al governatore: "Vostra signoria, una gioia fra mille!"
Lui stava pregando davanti a due bastoncini d'incenso. "Di quale gioia si tratta?"
"Mentre affiggevamo il vostro appello, abbiamo incontrato quattro bonzi che si dicono inviati in cerca di scritture dai grandi Tang. Letto l'avviso, hanno affermato di essere in grado di far cadere tutta la pioggia che ci serve. Siamo corsi a informarvi."
Il governatore si aggiustò l'abito e corse subito al mercato; rinunciò a scorta, cavallo e palanchino, allo scopo di riuscire più obbligante con la sollecitudine e la cortesia.
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