Wu Cheng'en
VIAGGIO IN OCCIDENTE


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     Degli abitanti due terzi son morti
     Di fame; e chi rimane è una candela
     Esposta al vento. È una vera fortuna
     Che al mio appello rispondan veri monaci.
     Basta un dito di pioggia; in ricompensa
     Daremo pezzi d'oro e gratitudine."

     Scimmiotto rise: "In cambio di oro non avrete una goccia. Ma l'amore per la virtù e il perseguimento dei meriti possono ottenervi fior di acquazzoni."
     Il governatore, che era un funzionario integro e saggio, amante del popolo, invitò Scimmiotto a sedersi al posto d'onore, si inchinò profondamente e disse: "Maestro, se ci accordate questa dimostrazione della vostra compassione, non oserò mai più offendere la virtù."
     "Basta con le chiacchiere. Alzatevi. Posso importunarvi lasciandovi in custodia il mio maestro, mentre mi occupo dei vostri affari?"

     "Che cosa conti di fare, fratello?" domandò Sabbioso.
     "Voi due venite con me; mi servirete da assistenti, mentre convoco il drago per chiedergli la pioggia."
     Porcellino e Sabbioso lo seguirono in fondo alla sala, mentre il governatore pregava e bruciava incenso e Tripitaka, seduto su un cuscino, recitava sutra.
     Non appena Scimmiotto ebbe pronunciato le autentiche parole e recitato l'incantesimo, giunse da est un ammasso di nuvole scure che scesero al suolo nella corte. Il re drago del mare orientale, Aoguang, assunse forma umana e uscì dalle nuvole per inchinarsi davanti a Scimmiotto e chiedere: "Grande santo, mi avete convocato: che cosa posso fare al vostro servizio?"
     "Alzati, prego; e scusami se ti ho fatto venire da tanto lontano. Il paese in cui ci troviamo soffre di siccità da molti anni; perché lo tieni all'asciutto?"


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