"Proprio quel giorno l'Imperatore di Giada faceva il suo giro di ispezione nel mondo di Sotto, e ha visto e sentito tutto. Se l'è legata al dito e ha fatto allestire tre cose per non dimenticare."
"Quali cose, fratello?" si intromise Porcellino.
"Ha fatto mettere nella Sala dei Profumi Avvolgenti un monte di riso alto dieci tese e uno di farina alto venti tese: un pollo becca il riso e un cagnolino lecca la farina. C'è poi un cavalletto di ferro che regge un catenaccio d'oro con la barra grossa un dito, sotto la quale arde una lampada. Perché qui piova, bisogna che lassù sia beccato tutto il riso, leccata tutta la farina e fuso il catenaccio."
"Non è difficile" rise Porcellino. "Portami con te: mi trasformerò in qualche modo e mi ci vorrà poco a ingoiare il riso e la farina. Poi romperò il catenaccio, e qui pioverà a catinelle."
"Non dire sciocchezze, bestione! Sono decreti del cielo di Sopra: là non fanno entrare uno come te."
"E allora come faremo?" si inquietò Tripitaka.
"La strada è un'altra" spiegò Scimmiotto. "Al momento di venir via, i precettori celesti mi hanno detto che può bastare un'opera buona per risolvere il problema."
Il governatore si prosternò e supplicò con voce implorante: "Sono pronto a ubbidire alle vostre istruzioni, maestro."
"Se vi pentite e vi volgete al bene, se vi impegnate senza indugio a leggere sutra e pregare il Buddha, potrò fare qualcosa per voi. Ma se non cambiate, io non potrò far niente; e al Cielo potrebbe venire in mente di far peggio, magari di mettere in pericolo la vostra vita."
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