Dal vicino boschetto sbucò un vecchio che si appoggiava a una canna di bambù, con l'abito leggero stretto alla vita da una striscia di stoffa a uso di cintura, calzato di sandali di fibre di palma. Tripitaka smontò da cavallo e lo salutò a mani giunte. Il vecchio si fermò e rese il saluto: "Da dove venite, reverendo?"
"L'umile monaco che sono è mandato dalla corte dei Tang a salutare il Buddha nel Monastero del Colpo di Tuono. Vediamo una città di cui ignoriamo il nome. Avreste la bontà di farcelo sapere, caro donatore?"
"Maestro di meditazione che conoscete la Via, sappiate che la nostra umile regione è una provincia dell'impero dell'India, che si chiama Yuhua, cioè 'Splendore di Giada'. Il signore della città, principe di Yuhua, è un membro della famiglia reale. È un principe saggio: rispetta il buddismo e il taoismo, e ama il popolo. Se lo andrete a trovare, vi riceverà di sicuro con rispetto."
Tripitaka lo ringraziò. Quando il vecchio si fu allontanato, ritornò verso i discepoli per riferire le notizie; essi vollero aiutarlo a risalire a cavallo, ma lui rifiutò: "Non occorre: la strada da fare è poca."
Proseguirono dunque a piedi attraverso i sobborghi, animati da un'intensa attività commerciale. Per lingua e aspetto, gli abitanti non differivano dai cinesi.
"Mi raccomando, prudenza!" diceva Tripitaka. "Non provochiamo incidenti!" Porcellino camminava a testa bassa, Sabbioso cercava di nascondere la faccia. Solo Scimmiotto procedeva noncurante, tenendo il maestro per mano. La gente si spingeva per guardarli; tutti esclamavano: "Di monaci eminenti, capaci di sottomettere tigri e draghi, ce ne sono anche qui. Ma non avevamo mai visto un bonzo come questo, che doma scimmie e maiali."
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